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Corallo sciacca

Anello primi del '900 abbellito con barilotti di corallo Sciacca.

 Anello primi del '900, realizzato artigianalmente. Si possono notare i perni ribattuti a freddo che sostengono i coralli e gli ornamenti floreali stilizzati realizzati con la tecnica a bulino. Sopra sono montati tre piccoli coralli varietà Sciacca. L'anello si presenta in buone condizioni.

Corallo Sciacca, esso rappresenta tonalità che comprendono sfumature che vanno dal rosa aranciato intenso al pallidissimo. Presenta a volte macchie di colore giallo tendente al bruno e al nero. La qualità elevata è molto pregiata e la sua produzione attuale è ormai esaurita.

Scoperto nel 1880 non si trattava di banchi di corallo vero e proprio ma di depositi o giacimenti di corallo portati dalla corrente e accumulatosi negli anni. E’ questo il caso dei cosiddetti banchi di Sciacca, rappresentati da tratti di fondo fangoso lunghi oltre due miglia e mezzo e larghi due miglia.

Veniva pescato a profondità che andavano dai 150 ai 200 mt, a seconda dei banchi. Il luogo di pesca era Sciacca, Sicilia, a trenta miglia dalla costa di Sciacca.

Giacimento e banco corallifero:

Esistono estesi tratti di fondo marino su cui si trovano ammassate quantità di corallo più o meno rilevanti, talora molto rilevanti, senza che si tratti di banchi propriamente detti. Infatti in tali luoghi il corallo si trova morto, accumulato sul fondo marino a costituire ammassi di spessore a volte considerevole. In questo caso siamo davanti a depositi o giacimenti coralliferi e non con veri banchi. E’ questo il caso dei cosiddetti banchi di Sciacca, che è meglio chiamare depositi o giacimenti, rappresentati come sono da tratti di fondo fangoso lunghi oltre due miglia e mezzo e larghi due miglia come è il caso del banco scoperto nel 1880 anche detto “isolone”.

"Il 1° maggio 1875 Alberto Maniscalco, pescatore siciliano, detto ammariello (gamberetto), scoprì casualmente alla profondità di 200 metri, un piccolo ma ricco banco di corallo decaduto esteso per 40.000 mq, a 30 miglia a sud ovest di Sciacca. Nonstante la scoperta di un simile tesoro, al povero pescatore furono offerte solo dieci lire faticosamente raccolte tra i pescatori di corallo. Nella stessa porzione di mare, nel 1878, fu scoperto un altro banco alla stessa profondità ma con un estensione di oltre 2.500.000 mq. Nel 1880 fu scoperto un terzo banco, nel canale di Sicilia ad una profondità di 150 metri, con un estensione di 17.000.000 mq".

All’epoca in questo luogo si ammassava una grande quantità di rami di corallo spezzati e morti così ingente da costituire uno strato di molte decine di metri di spessore da dove si pescavano ogni anno parecchie decine di tonnellate di prodotto. Ma se la massa del corallo di Sciacca era costituita da corallo morto, quando quei giacimenti furono scoperti la loro superficie portava corallo vivo: segno che ivi le correnti avevano trascinato, da vicini banchi veri e propri, larve di corallo, le quali si erano fissate sui rami morti servendosene come substrato. Tutta questa vasta e ricca zona corallifera non era che la stupenda ingommatura di una capricciosa area vulcanica sottomarina, al cui centro, nel 1831, era improvvisamente emersa una piccola isola troppo presto battezzata col nome di Ferdinandea, isola che scomparve sotto le onde poco dopo formando un bassifondo.

Il giacimento di corallo di Sciacca presentava delle stratificazioni coralline, le quali presentavano corallo migliore e più fresco nelle parti meno profonde, mentre negli strati sottostanti il corallo si presentava annerito, forse per la melma del fondo. Il corallo annerito si presentava più duro del solito, più logorante per i ferri e le attrezzature che lo lavoravano. Forse a causa di un suolo marino di origine vulcanica, il calcare del polipaio veniva sostituito gradatamente, molecola per molecola, dalla silice.

I tarli: i parassiti del corallo

Il corallo vivo e morto, è soggetto all’azione dei cosiddetti tarli, così chiamati per l’effetto che producono. I tarli del corallo sono rappresentati prevalentemente da spugne perforanti, che hanno azione litolica, sciolgono cioè mediante una loro secrezione evidentemente acida la sostanza calcarea (perlomeno il carbonato di calcio) dello scheletro, scavandovi gallerie parallele all’asse del cormo. Il corallo è anche invaso da piante crittogame, quali l’Achlya ferax, che riescono ad ucciderlo.

Oggi il corallo Sciacca ha incrementato significativamente il proprio valore grazie al fatto che i banchi sono esauriti. Il poco materiale grezzo ancora disponibile è gelosamente conservato dalle aziende più antiche, che lo considerano una reliquia.

 

Bibliografia:

Giovanni Corsetti, l'albero del mare.

Basilio Liverino, Il Corallo, Elio De Rosa Editore

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