Un’enciclopedia cinese del XVI secolo consiglia di ingerire giada in polvere per prolungare la vita, rinforzare i polmoni, il cuore, le corde vocali, l’efficacia della pietra sarebbe aumentata aggiungendo polvere d’oro o d’argento.
Il divino liquore di giada era costituito da parti uguali di giada, riso, e rugiada bollito in una pentola di rame e filtrato. Serviva a rafforzare i muscoli e renderli agili, irrobustire le ossa, calmare la mente e purificare il sangue.
Periodo Han 206 a.C. Al 220 d.C. |
Colui che ingeriva un tonico a base di giada per un lungo periodo non avrebbe mai sofferto il caldo, il freddo, la fame e la sete.
Lo stesso nome, “giada”, riflette l’associazione con un medicinale. Esso infatti deriva da “pietra de Hijada”, ovvero pietra per coliche, definizione coniata dai conquistatori spagnoli quando videro gli indiani messicani usare questo materiale per i disturbi renali. Anche nefrite, di origine latina e precisamente “lapis nephriticus”, significa pietra del rene.
La sensazione al tatto della giada lucidata , una superficie fredda e perfettamente uniforme, fece assumere a questo materiale un significato magico.
In Cina era diffusa la credenza secondo la quale strofinando un pezzo di giada, prima di prendere un’importante decisione oppure di intraprendere una nuova avventura, avrebbe portato fortuna.
Gli imperatori cinesi comunicavano con i loro dei attraverso un disco forato di giada chiamato “pi”, che oggi rappresenta uno degli stili di lavorazione più diffusi.
La grande considerazione riservata alla giada è dimostrata dal fatto che la parola cinese “YÜ”, generalmente tradotta con giada, può significare anche “pietra preziosa” in senso generale. Prima dell’introduzione della giadeite birmana, alla fine del 1700, l’unica vera giada a disposizione degli artigiani cinesi era la nefrite. Il nuovo materiale offriva, però, un maggiore grado di traslucidità e luminosità del colore.
Si dice che i commercianti di giada avessero l’abitudine di sottoporre sempre il materiale più bello all’esame della corte imperiale che apprezzava particolarmente le tonalità del verde intenso. Sebbene la giadeite sia reperibile in molte tinte, questo verde “imperiale” rimane ancora oggi la varietà più pregiata.
Tsu Hsi, ultima imperatrice della Cina, nutriva una vera passione per questo materiale di cui possedeva monili e oggetti decorativi meravigliosi. Si dice che la sua collezione fosse custodita da tremila cofanetti d’ebano.
L’imperatrice accompagnava frequentemente l’orchestra di palazzo con un proprio strumento costituito da una serie di campane d’oro e di giada appese ad una cornice di legno. In molte case cinesi si utilizzavano gongs e campanelle a vento di giada; questo sottolinea le doti di tenacità di questo materiale. La reggente esigeva per la propria tavola bastoncini, tazzine e piatti di giada sottile e traslucida.
Moltissimi di questi oggetti sono stati venduti durante il non il regno dell'ultimo imperatore Pu Yi.
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