“Il dubbio di tutti era, comunque, limitato al dilemma: “regno vegetale o regno minerale?”, dimenticando che ne esiste un altro, di regno, nella natura, e cioè quello animale. Ma chi poteva mai sospettare che un albero fiorito fosse un animale”. G.Tescione "Italiani alla pesca del corallo"
Il corallo è un materiale gemmifero di origine organica
Storia e curiosità: Il corallo porta con se più di 30.000 anni di storia. Testimonianze del suo utilizzo ci pervengono attraverso i sepolcri neolitici o tra i gioielli di una dea sumerica (4000 a.C.), dall’antico Iran alla mitologia greca (dove si pensava fosse il sangue sgorgato dalla testa pietrificata della medusa), e ancora Plinio il Vecchio lo annovera come rimedio per diversi mali; fino ad arrivare al 1599, dove nel Trattato del Mare Ferrante Imparato decide che nel corallo è chiara la natura vegetale.
Sono stati in tanti (filosofi, poeti, medici, naturalisti) ad esprimere il proprio parere sull’argomento, eppure già nel 1600 l’alchimista napoletano Filippo Finella aveva affermato con prove convincenti che quella pianta o pietra era invece un animale. Nessuno, però gli dette ascolto finché dopo un secolo, nel 1723, il francese Jean Atonie Peyssonnel, medico marsigliese annuncia che questo discusso alberello è un’animale, anzi una colonia di animali! Ma tale affermazione verrà categoricamente rigettata dagli studiosi del tempo ancora per qualche decennio, e il povero Peyssonnel fu considerato un folle.
Bisognerà attendere il 1864 per ammirare l’opera più completa e consultata, appartiene al ricercatore francese Henri Lacaze-Duthiers, anche se è doveroso nominare, senza per questo sminuire la sua meritata fama, il ricercatore Filippo Cavolini, dell’Università di Napoli, il quale aveva pubblicato nel 1683 le sue Memorie per servire alla storia dei polipi marini, uno studio accurato dell’anatomia dei polipi del corallo.
Il corallo nei secoli è stato fatto oggetto di numerose superstizioni. Essendo il rosso il colore del sangue si associò a questo colore il significato della vita stessa, come se senza quel “rosso” non potesse esserci vita; e sempre quel istinto suggerì di portare sul proprio corpo qualcosa dello stesso colore che all’occorrenza, potesse sostituire l’altro.
E’ stato così che l’uomo ha creduto di aver trovato la protezione contro la morte nel corallo, del quale ne scoprì poi anche la bellezza.
Esso fu adattato agli usi più diversi: apotropaico, pietra preziosa, medicamento, moneta, ornamento, afrodisiaco, fertilizzante.
Nei tempi antichi veniva spesso ridotto in polvere e mescolato ad acqua, così trattato era ritenuto in grado di curare numerose malattie. Gli veniva attribuito pure il potere di scacciare gli spiriti maligni, di infondere la saggezza, di fermare le emorragie e di abbassare la febbre.
Un tonico conosciuto come “tintura di corallo” veniva ottenuto scaldando un ramo di corallo in cera fusa e immergendo il miscuglio in una soluzione alcolica. Esso aumentava la trasudazione e sortiva un effetto diuretico, espellendo quindi “gli umori cattivi” dal corpo, e sempre in passato, si riteneva che il corallo rosso mutasse il colore in base allo stato di salute del possessore.
Ingegno: antico strumento di pesca del corallo | Medicine contemporanee a base di corallo |
In Italia la tradizione del corallo è centenaria, nel XVII-XVIII secolo i tipici orecchini a boccola con collana abbinata erano ritenuti il minimo indispensabile per un dignitoso corredo da sposa, nel XVI secolo le stesse leggi suntuarie ligie e severe per quasi tutte le tipologie di gioielli non hanno mai limitato l’uso del popolare corallo. Nel nostro paese sono tuttora diffusi gli amuleti di corallo, come protezione dal malocchio, dalle energie maligne, dalla mala sorte e come cura contro la sterilità.
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Bibliografia:
B. Liverino,"Il Corallo", Elio De Rosa Editore.
G.Tescione "Italiani alla pesca del corallo"
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